Apre il Centro Industria 4.0 per le aziende del Veneto

Il Competence Center del Triveneto si chiama SMACT e punta su Social network, Mobile platforms & apps, advanced Analytics and big data, Cloud e internet of Things. I partner sono l’Università di Padova, che è capofila, assieme a 9 enti di ricerca pubblici, 7 università, la Fondazione Bruno Kessler Trento, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e 42 aziende private.

Un progetto che riunisce tutti i principali atenei del triveneto nell’ottica di incentivare l’applicazione delle tecnologie 4.0 ai settori chiave, definite come le quattro A del Made in Italy, che sono automazione, abbigliamento, arredamento e agroalimentare, e che oggi esprimono un forte valore imprenditoriale proprio del territorio.

Sviluppare tecnologie Smact per aiutare le imprese del territorio

“Pur essendo i Competence Center strutture che devono servire a livello nazionale – spiega Fabrizio Dughiero, prorettore al Trasferimento tecnologico e rapporti con le imprese dell’Università di Padova – siamo partiti dal fabbisogno territorio, dalle piccole e medie imprese del Nord Est che hanno bisogno di investire in hardware, impianti,  ma, sopratutto, in tecnologie software. E la scelta di sviluppare le tecnologie Smact è legata proprio a questo aspetto”.

Si tratta di tecnologie trasversali che permettono una sempre maggiore integrazione con i comparti produttivi. “Le tecnologie Smact ben si prestano alla trasformazione digitale delle aziende – prosegue Dughiero – e abbiamo, così, deciso di rivolgerci alle piccole e medie imprese del Nord Est mettendo a disposizione le tecnologie necessarie che possono essere applicate anche all’innovazione del modello di business”.

Il ruolo delle aziende partner, dai provider digitali alle imprese “apripista”

Se per quanto riguarda gli atenei la scelta è stata quella di non lasciare fuori nessuna delle Università del Triveneto, “Pensiamo che si debba lavorare per macro aree – spiega – anche in campo di formazione e ricerca”,  per quanto riguarda i privati c’è invece stata una netta differenziazione tra le imprese partner.

“Abbiamo scelto diversi provider tecnologici, come Tim o Schneider Electric, che sono in grado di portare competenze, ma anche servizi e prodotti, che saranno messi a disposizione per le aziende che vengono a lavorare con i Competence Center. Ma, per completare l’offerta, anche abbiamo pensato anche a provider diservizi, sia per essere business oriented sia dal punto di vista del personale che dovrà gestire i progetti”.

A queste categorie di aziende si aggiungono le imprese, di grosse e medie dimensioni, che vanno dalla Pam alla Wartsyla alla Karen, che faranno da apripista al progetto. “Si tratta di early adopter che, per primi, usufruiranno dei servizi del Competence Center – prosegue Dughiero – e che, successivamente, svilupperanno progetti, che abbiamo definito hands on demonstrator, ovvero dimostratori pratici, e che faranno capire alle pmi che cosa vuole dire, in termini pratici, la trasformazione digitale”.

I “tre pilastri” del Competence Center e una “demo” per ogni regione

“I Competence Center si basano su tre pilastri fondamentali – spiega Dughiero – che sono  orientamento, formazione e progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo precompetitivo”.

L’idea è quella di realizzare una demo per regione, che si andrà a integrare con quelle che sono le più importanti peculiarità del territorio. “A Padova ci sarà tutta la filiera dell’agrifood – spiega Dughiero – dove potremo mostrare come applicare le tecnologie 4.0 in tutti i processi dalla produzione alla ristorazione, dalla tracciabilita allo smart packaging, applicando realtà aumentata, iot e cloud,”.

“A Trento Rovereto e Bolzano  avremo la filiera dell’automazione, con meccatronica e robotica – prosegue – mentre, in Friuli, ci occuperemo della produzione tramite l’automazione e la stampa 3D. Il tutto attraverso demo che non sono solo laboratori dimostrativi ma luoghi dove si possono provare tecnologie. Infine faremo una light demo che vada a supervisionare tutte quelle che metteremo in campo per creare una piattaforma di supporto“.

Tre laboratori ideali per passare dalla prova all’applicazione

L’idea del Competence Center del Triveneto, quindi, è quella di realizzare veri e propri laboratori, che non siano non solo dimostrativi, dove le tecnologie sviluppate possano essere testate per passare dalla provaall’applicazione in azienda.

“Il nostro Competence Center lo abbiamo suddiviso in tre laboratori ideali. Abbiamo il demostration lab, per dare dimostrazione delle tecnologie, il training lab per la formazione degli operatori, degli imprenditori e dei maker 4.0, e poi il cuore del Competence Center, ovvero il codesign & trasformation lab, per creare progetti di innovazione. Progetti che devono essere creati insieme, codesign appunto, tra Università, enti di ricerca e aziende”.

L’idea, quindi, è quella di realizzare progetti di trasformazione digitale guidati dall’università ma portati nell’applicazione pratica, per quello che serve per le aziende.  Per questo verranno creati gruppi di lavoro costituiti da ricercatori competenti nei vari settori e tecnici, imprenditori, che vogliono utilizzare le nuove tecnologie. “Ma questo non basta – spiega Dughiero – e allora, tramite tutti i partner, faremo anche un trasformation lab che, attraverso provider tecnologici, fará diventare i progetti vere e proprie realizzazioni presso le PMI”.

Così il Competence Center, attraverso i propri laboratori, permetterà alle imprese di accedere a un percorso unico di trasformazione digitale. “Una piccola impresa che non conosce nulla delle tecnologie 4.0 – sottolinea Dughiero – una volta entrata nel Competence Center vede le tecnologie attraverso il demostration lab, le impara nel training lab, fa qualcosa, mettendo del proprio nel codesign, e poi porta nell’azienda il prodotto o il processo finito attraverso il trasformation lab. Un progetto di trasformazione che si può realizzare da zero nel giro di due anni”.

Un progetto da 20 milioni di euro per coinvolgere 250 aziende

Per la realizzazione del Competence Center del Triveneto si pensa a una struttura “smart”, guidata da un general manager e composta principalmente da project manager che possano gestire le competenze di università e aziende nella realizzazione dei progetti. A loro sarà affiancato personale a costo variabile, ma di poco superiore a una decina di unità. I fondi per partire, comunque sono già disponibili, per un totale di circa 20 milioni di euro in tre anni.

“Noi abbiamo realizzato un progetto che ha coinvolto subito i partner industriali con un impegno di tipo economico – prosegue Dughiero – e abbiamo avuto una risposta incredibile. Da questo punto di vista abbiamo già raccolto quasi 4 milioni di euro, in cash e in kind (dotazioni, strutture e personale, ndr) a cui si aggiungono i fondi stanziati dal nostro partner, la camera Commercio di Padova, che ha deliberato un importo fino a 5 milioni di euro. Resta, ovviamente, la parte del Ministero che, se la negoziazione andrà bene, dovrebbe portare altri 7,5 milioni”.

L’ipotesi, comunque, è quella di avere una struttura pronta a partire già dai primi mesi del 2019. “Ora stiamo lavorando alla bozza di statuto e, per fine ottobre, pensiamo si possa costituire la società. Per i primi di novembre – conclude Dughiero – dovremmo esserci costituiti come persona giuridica mettendo assieme circa 42 partner tra pubblici e privati, e quindi si tratta di un passaggio non banale”.

Ecco tutti i partner del Competence Center del Triveneto

Questi gli organismi di diritto pubblico coinvolti nel progetto: Università degli Studi di Padova, Università degli Studi di Verona, Università Ca’ Foscari Venezia, Università degli Studi di Trento, SISSA (Scuola Superiore Internazionale di Studi Avanzati) Trieste, Libera Università di Bolzano, Università degli Studi di Udine, Università IUAV di Venezia, Fondazione Bruno Kessler Trento, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – Sezione di Padova e Laboratori Nazionali di Legnaro

Questi, invece, i partner industriali del Competence Center: ACCA software, Adige, Aspiag Service, Brovedani, CAREL Industries, Corvallis, Danieli & C. Officine Meccaniche, DBA lab, Electrolux Italia, EnginSoft, Eurosystem, Gruppo PAM, Innovation Factory, Intesa Sanpaolo, Keyline, Lean Experience Factory, Microtec, Miriade, Omitech, Optoelettronica Italia, OVS, PricewaterhouseCoopers Advisory, SAVE, Schneider Electric, TEXA, TFM Automotive & Industry, Thetis, TIM, Umana, Wartsila Italia.

Fonte: Innovation Post

 

Intesa Sanpaolo per il turismo 4.0 nel Veneto

All’incontro sono intervenuti Renzo Simonato, direttore regionale Triveneto Intesa Sanpaolo che ha delineato le strategie di supporto al sistema turistico da parte della banca, Ilaria Sangalli, direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo che ha presentato una ricerca sul tema “Valore e potenzialità del turismo nell’attuale scenario competitivo”, Mirko Lalli, founder e CEO Travel Appeal che ha parlato di “Data driven: come i dati cambiano il nostro comportamento, la comunicazione e la promozione turistica. Focus sulla reputazione delle strutture ricettive del territorio”.

Sono seguite poi le relazioni sul tema “Destination Italia: come creare una destinazione di successo” di: Marco Ficarra, co-founder & CEO Destination Italia, Giorgio Medina, product manager B2C Destination Italia, Emma Taveri CEO Destination Makers e Tommaso Peduzzi, Country Manager Trekksoft in Italia.
Dopo un breve intervallo si è tenuta la tavola rotonda “Esperienze sul territorio, tendenze e prospettive di crescita. L’impatto economico della filiera del turismo per lo sviluppo delle destinazioni sul territorio” a cui hanno preso parte: Fabrizio Alfano, direttore commerciale Imprese Triveneto Intesa Sanpaolo, François Droulers, presidente Sezione Turismo Confindustria Venezia Area Metropolitana Venezia Rovigo, Alessandro Rizzante, vice presidente Fidimpresa Fiditurismo Jesolo, Edi Sommariva, project manager Reti di Impresa Confcommercio e Matteo Pasqualotto, co-founder e marketing manager Veronality.

Dalla ricerca di Intesa Sanpaolo è emerso che l’Italia si classifica tra le prime cinque top destinations mondiali, grazie ad una crescita a due cifre dei turisti non residenti negli ultimi nove anni (+42,9% gli arrivi e + 31,1% le presenze).

A livello regionale, è il Veneto a rappresentare il principale attrattore turistico, con il 16% circa delle presenze totali di turisti in Italia (69,2 milioni su 427, nel 2017); percentuale che sale al 22% se consideriamo solo le presenze dei turisti non residenti (47,1 milioni in Veneto nel 2017, su 212 milioni in Italia), per un grado di internazionalizzazione che sfiora il 70%. Sono cresciute le presenze dei turisti provenienti dai paesi emergenti; più che raddoppiate quelle di cinesi e russi, che insieme sfiorano ormai i 2 milioni annui.

L’offerta turistica veneta si configura tra le più ricche di tematismi, che spaziano dal marino all’arte, dal lacuale al montano, abbracciando anche il termale e le tendenze più recenti, come il turismo enogastronomico o sportivo/green. Anche dal lato del ricettivo emerge un primato del Veneto, che da solo offre il 27% dei posti letto alberghieri disponibili sul territorio italiano, con un’incidenza degli hotel a stellaggio alto (4 e 5 stelle) che sfiora il 40%, circa due punti sopra il dato nazionale.Tuttavia, il potenziale turistico della regione risulta, ad oggi, sfruttato solo in parte. Nuove opportunità di sviluppo emergono, infatti, dall’offerta di pacchetti multi-tematici, nell’ottica di un turismo di tipo esperienziale che possa innalzare, al contempo, anche il grado di sostenibilità turistica delle mete d’arte più ambite, come Venezia. La Riviera del Brenta, che ospita il convegno odierno, rappresenta un esempio di offerta turistica complementare che, con la sua varietà di fattori d’attrattiva (patrimonio culturale, naturalistico e ricco calendario di eventi), può dar vita a un importante gioco di sinergie, qualora si spinga maggiormente sulla leva della visibilità, sia internazionale che nazionale, sfruttando le potenzialità offerte dal web.

Le maggiori potenzialità di crescita potranno riguardare le strutture in grado di allinearsi agli standard internazionali e arricchire la propria offerta.

A tale proposito sono stati illustrati i servizi che Intesa Sanpaolo mette a disposizione degli imprenditori turistici: dai finanziamenti per gli investimenti necessari alla crescita e all’operatività ordinaria, allo sviluppo del Programma Filiere per valorizzare la capacità di fare sistema e trarre benefici in termini di miglior accesso al credito grazie all’appartenenza ad una catena di valore che consente loro di essere indicate come strategiche per il Champion e quindi di beneficiare di migliori condizioni. Con lo stesso obiettivo c’è il nuovo Modello di Rating Qualitativo che valorizza anche gli elementi intangibili nel calcolo finale del merito di credito.

L’attenzione alla valorizzazione del comparto avviene anche grazie all’associazione a una valutazione “tradizionale” di un’analisi “industriale” per consentire ai nostri Gestori la piena valorizzazione degli elementi qualitativi, dei progetti delle imprese turistiche e dei loro contenuti gestionali. Il Gruppo Intesa Sanpaolo inoltre offre supporto specialistico su progetti complessi attraverso il Desk Turismo di Mediocredito Italiano e finanza straordinaria grazie sia a Mediocredito Italiano sia a Banca IMI, formazione per la valorizzazione del capitale umano come leva strategica fondamentale per le imprese turistiche, supporto nella gestione dei programmi di Welfare Aziendale attraverso l’erogazione di premi aziendali ai propri dipendenti sotto forma di beni e servizi, servizi non finanziari attraverso Intesa Sanpaolo Forvalue (ad es. per costruire nuovi ricavi, acquisire nuovi clienti, allearsi con altre realtà, abbattere i rischi e selezionare collaboratori).

L’accordo triennale di collaborazione con il MIBACT che mette a disposizione un plafond di 5 miliardi destinato alla predisposizione di un vero e proprio “Patto per il Turismo 4.0”.
Inoltre Intesa Sanpaolo partecipa a due iniziative imprenditoriali che mettono a disposizione piattaforme digitali per la promozione del territorio: Destination Italia, una online travel agency nata dalla partnership tra Lastminute.com e Intesa Sanpaolo con la mission di rendere prenotabile a un turista straniero l’esperienza di viaggio in italia, la destinazione turistica e culturale più desiderata al mondo secondo il “Country Brand Index”. La piattaforma www.destinationitalia.com serve sia i turisti stranieri che desiderano organizzare e prenotare direttamente i propri viaggi e le attività nei territori, sia i grandi tour operator internazionali alla ricerca di prodotto di qualità da offrire ai loro clienti più esigenti.

In particolare, i partner del progetto hanno illustrato il Destination Master Program, dedicato agli operatori turistici sul territorio che offrono esperienze, percorsi, attività, corsi, visite, ticketing, trasporto, noleggio, come anche rivolto alle associazioni turistiche e alle Destination Management Organization (DMO) delle singole località. Gli operatori affiliati, i cosiddetti “Destination Master”, potranno scegliere di operare a tre diversi livelli – Tech Master, Product Master e Storytelling Master, in funzione delle proprie esigenze – e già al primo livello potranno realizzare, con un modestissimo investimento, la prima esigenza di un operatore turistico: rendere digitale e prenotabile con un solo click la propria offerta, eventualmente appoggiandosi alle licenze di Destination Italia per poter gestire booking e transazioni. Destination Gusto, l’E-commerce di Intesa Sanpaolo a sostegno dei piccoli e medi artigiani della qualità agro-alimentare italiana per vendere online i loro prodotti di eccellenza. Entrambe le piattaforme vogliono valorizzare strategicamente tutta quella componente del patrimonio turistico italiano costituita dalla grande varietà dei territori e dall’enorme numero di attrazioni, che rendono l’Italia una destinazione unica: città d’arte, siti archeologici, musei, destinazioni marine e montane, laghi e colline, passando per i borghi per arrivare alla gastronomia, ai vini e al fashion shopping.

“Poiché il Veneto rappresenta il principale attrattore turistico, la sfida per la crescita di questa regione si gioca sulla capacità di creare valore in questo settore attraverso un’offerta integrata che punti sull’unicità dei nostri territori. – spiega Renzo Simonato, direttore regionale. – Dobbiamo far scoprire le nostre secret destination, valorizzando l’unicità del nostro territorio, non solo in termini di accoglienza ma anche attraverso le proposte agroalimentari, la cultura e il tempo libero. Intesa Sanpaolo crede fermamente che il turismo sia uno dei motori di crescita del nostro Paese nel medio-lungo periodo, per questo mette a disposizione soluzioni che consentano di estendere al turismo anche le opportunità offerte dal Piano Industria 4.0. Le imprese di questo settore sono oggetto di particolare valorizzazione nelle nostre valutazioni di merito creditizio e commerciale, dove teniamo in considerazione anche la coerenza dei loro progetti di sviluppo e la loro capacità di coinvolgere altri settori trainanti dell’economia dei territori.”

“Poter incontrare gli operatori del territorio veneto insieme a Intesa Sanpaolo è un privilegio e una straordinaria opportunità – dice Marco Ficarra CEO Destination Italia. – Insieme ai nostri partner, abbiamo messo a punto uno strumento tecnologicamente avanzato, in grado di relazionarsi sia con i singoli turisti sia con i grandi t.o. internazionali: intendiamo soddisfare i viaggiatori più esigenti con assistenza e servizi personalizzati in tutto il Paese, non solo sulle mete tradizionali. E per fare questo – conclude Ficarra – intendiamo includere nel nostro progetto il più alto numero di operatori italiani qualificati, gli unici in grado di raccontare l’Italia e l’Italian lifestyle, quello che tutto il mondo ci invidia”.

 

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